Dal 10 luglio 2010 in mostra alla Foce

Il 10 luglio 2010, alle ore 18:00 Giovanna Lysy scultrice, Francesca Lotti fotografa e Alessandro Gaggio inaugureranno U TURN, mostra di loro opere all'interno del giardino de "La Foce", nel cuore della Val d'Orcia.
Sin dal titolo, l'inversione di marcia, si evince la voglia di una ripartenza che ripercorre le proprie orme, alla ricerca di antichi valori e degli equilibri necessari per ricostruire una nuova era per la generazione degli "Over 40" travolta e sconvolta da una crisi economico/politica di livello mondiale.

venerdì 30 luglio 2010

giovedì 22 luglio 2010

U_TURN: Rassegna stampa sul web

Una sintesi della rassegna stampa di U_TURN sul web:

Finesettimana.it

Artelabonline.com

Sienaffari.com

mercoledì 14 luglio 2010

Profilo di Francesca Lotti e Alessandro Gaggio

Nel primo trittico, si incidono storie di uomini consumati dai propri amori: Alessandro Gaggio interpreta il mondo mitico di Euriolo e Niso, ed ancora le contrastate storie d’amore di Edoardo II, Corradino di Svevia ed il Duca d'Austria con la bellezza reale di corpi virili, da lui vestiti e messi in posa, ebbri di desiderio e carichi di tensione erotica.
Erotismo ed ambiguità sessuale che si ripetono nel secondo trittico, dedicato al tema lezioso ed impudico della commistione fra la natura umana ed animale; ancora, corpi maschili, travestiti fino alla caricatura, con gusto morboso e dissacratorio, ad irridere ogni certezza di identità, esistenziale e sessuale, del comune sentire. Una visione che si raffina nel terzo trittico, dove la tensione omoerotica si spinge in un raffinato ed obliquo gioco di mascheramenti, aperto a sottintesi trasudanti una sensualità estenuata e massimamente trasgressiva. I corpi, dall’epidermide trasfigurata con l’algido biancore statuario e rivestita da sole maschere e corazze in ceramica, emergono dalle siepi di bosso del giardino all’italiana, emblemi di un immaginario sospeso in una tensione costante di vita e morte, lussuria e violenza, desiderio ed assassinio. Ogni personaggio è fermato in un’istantanea che inneggia alla piena e disinibita espressione sessuale, ma insinua, contemporaneamente, una riflessione profonda sulla solitudine e la fragilità dell’esistenza umana.
Immagini dove la complessità della visione artistica e l’immediatezza istantanea della fotografia dei due autori si sublimano in atmosfere estetizzanti e decadenti, in un impianto visivo visionario e di grande potenza evocativa. Ne è ideale continuazione il quarto trittico, dedicato da Francesca Lotti al tema della natura, dove gli alberi gettano emblematicamente la propria ombra sulla superficie di mura spoglie, e congiungendosi drammaticamente al profilo di altre piante, inscenano l’eterno cammino metaforico fra realtà e visione.


Three triptychs spring from the double vision of Alessandro Gaggio and Francesca Lotti, three great slabs of glass in which the photographic lens, without any documentary design, registers only the capture of desire, of onyric vision, of myth. The first triptych relates the history of men destroyed by love: Alessandro interprets the mythical world of Euryalus and Nisus, as well as the contrasted loves of Edward II, Corradino di Svevia and the Duke of Austria, as he depicts the beauty of male bodies dressed and poised in an extasy of desire and erotic tension.
Erotism and sexual ambiguity return in the second triptych, dedicated to the delicate and immodest subject of combinations between men and animals; again we see male figures in morbid and desecrating disguises, depicted almost as caricatures, mocking all commonly accepted certainties of existential and sexual identity. This vision becomes even stronger in the third triptych, where the homoerotic tension reaches its peak within an oblique and refined masquerade, open to nuances of an extenuated and infinitely transgressive sensuality. The bodies, with their skins transfigured by an extreme statue-like pallor and clothed only in masks and ceramic armour, appear among the box hedges in the italianate garden, emblems of the imagination suspended in constant tension between life and death, between desire and murder. Every figure is transfixed in a still-life that sings in praise of a full and uninhibited sexuality, while also deeply reflecting on the solitude and fragility of human life. They are images in which a complex artistic vision contrasts with the instant immediacy of a photograph, combining an aesthetic and decadent quality with a visionary and evocative impact. The fourth triptych, dedicated by Francesca Lotti to the theme of nature, is the perfect continuation of this style. Here trees throw their emblematic shade onto barren walls, joining dramatically the profile of other plants, and metaphorically depicting the eternal path between reality and vision.

giovedì 8 luglio 2010

U_TURN 2010 BACKSTAGE

Profilo di Giovanna Lysy

Da La Foce e dalla Val d’Orcia il lavoro di Giovanna Lysy trae la propria linfa vitale: nasce dall’intima ed enigmatica fecondità di questa terra che si innesta vigorosamente nel profondo della sua creatività. I materiali - travertino, ferro, vetro - scaturiscono da memorie antiche: “ricordo ancora il calore del travertino dopo il tramonto sotto i miei piedi nudi – dice Giovanna in un’intervista ad Elisa Gradi; ricordo il ferro come simbolo di forza e del lavoro dell’uomo sulla terra”. Le parti di materiale utilizzato trovano lentamente il loro equilibrio, come per forza di una calamita, che attira a sé le varie parti. Tutte le sculture di Giovanna si formano intorno ad un elemento principale, gradualmente, per forza di stratificazioni: non partono mai da un progetto statico ed inalterabile. Ed è la luce il fattore finale e decisivo, che definisce caratteristiche e struttura dello spazio scultoreo, ne sviluppa il potenziale espressivo, e conferisce significato a tutto quanto si sottopone al suo raggio.

The spirit of Giovanna Lysy’s work comes straight from the rich texture of her home, La Foce, and this extraordinary valley that becomes the root of her creative vigour. Travertine, iron, glass – these are the materials she uses – spring from ancient memories of childhood. “I still remember the heat of the travertine paths on the soles of my feet” says Giovanna in an interview given to Elisa Gradi. “Iron was the true symbol of strength, of man’s untiring work on this harsh soil”. All the materials slowly find their own composite equilibrium, as if drawn by a magnet that attracts each and all. Giovanna’s sculptures are inspired initially by one principal element, gradually coming together in stratified forms: they never derive from a static or predefined project. But light is the final and defining factor that characterizes each sculpture and its spatial effect, developing its expressive potential and giving significance to all the materials that come within its rays.

giovedì 1 luglio 2010

INTERVISTA A FRANCESCA LOTTI E ALESSANDRO GAGGIO di Elisa Gradi

UTURN, inversione di marcia. Quale significato assume per te Francesca?
F.L: fondamentalmente che ho raggiunto un momento in cui faccio cose che mi danno enorme soddisfazione.
Non è allora un’inversione di marcia rispetto al percorso che credevi di aver intrapreso, e che invece sei costretta a cambiare dal momento storico che stiamo vivendo?
F.L.: direi piuttosto che per me è un modo di tornare alle origini; ricominciare a fare delle scelte con il cuore e non con il senso commerciale; sebbene anche nel mio lavoro con aziende e riviste di moda ritenga pienamente soddisfatta ogni mia esigenza creativa, perché comunque lavoro lasciando sempre la mia impronta, la mia esclusiva interpretazione del soggetto che fotografo, questa mostra mi dà modo di concentrarmi ancor di più su un percorso più riflessivo e personale.
Assume dunque un valore particolare per ognuno degli artisti in mostra. Quale il tuo Alessandro?
A.G.: è un’inversione di marcia rispetto a tutte le cattive strade che ci siamo ritrovati a percorrere nella vita.
È una scelta condivisa?
F.L.: ognuno di noi ha un percorso lavorativo e di vita diverso, ma abbiamo in comune una scelta: aver seguito sempre il nostro sentimento, a discapito forse di una ricchezza ed una notorietà più facile ed immediata.
Quale allora il tuo progetto per UTURN?
F.L.: ho scelto di esporre una serie di fotografie nate con la collaborazione, che va avanti già da due anni, con Alessandro. Condividiamo una progettualità: dalla sua idea e dalla mia interpretazione nasce l’opera che andremo ad esporre. In questo caso ci siamo concentrati sulla vita di quattro personaggi storici consumati da amori omosessuali, ed ancora un’altra serie dove interpreto il rapporto fra la natura umana e quella animale, sempre con Alessandro: saranno due trittici, con fotografia stampata su vetro. C’è poi il trittico dedicato alle statue viventi nel giardino di La Foce, in cui si inseriscono anche le sculture di luce di Giovanna Lysy, che abbiamo scelto come immagine simbolo della mostra. Altre mie fotografie saranno poi esposte nello showroom dedicato all’opera di Giovanna, nel vecchio frantoio di La Foce.
Esporrai anche qualche lavoro di tua esclusiva ideazione?
F.L.: sarà il trittico dedicato al silenzio; alberi che gettano la propria ombra creando un’inquietante prospettiva sul suolo e sui muri. Sono comunque quattro situazioni che mi aprono la via a differenti interpretazioni fotografiche, con diverse tipologie di luce e particolarità tecniche. Anche se nelle prime tre interpreto concetti di Alessandro, c’è in ogni modo una regia di luce e di costruzione esclusivamente personale.
Quale invece il progetto di Alessandro Gaggio per UTURN a La Foce?
A.G.: per l’installazione delle sculture viventi sono stato ispirato dalla rivisitazione di Cecil Pincent del giardino all’italiana: ho trovato stimolante sovrapporla alla mia visione personale, con l’inserimento delle mie maschere in ceramica, che sono in realtà volti di statue, disseminate nel percorso del parco storico.
La visione degli amori omosessuali di Euriolo e Niso, Edoardo II, il Duca d’Austria e Corradino di Svevia, come si inserisce nella mostra?
A.G.: è un discorso che sto studiando da molto tempo. Sono tutti amori che hanno subito destini atroci, sia perché perseguitati per la loro passione, sia per motivi politici. Il mio lavoro, comunque, da sempre affronta tematiche erotiche, e UTURN mi è sembrata l’occasione ideale per portare avanti questo progetto.
L’erotismo si lega immediatamente al tema della maschera
A.G.: richiama nell’immaginario il rapporto fra un essere dominante, visibile in volto, e l’altro dominato, che indossa una maschera. In realtà è la maschera a condurre il gioco, ad avere la possibilità di capovolgere completamente la situazione. Comunque, al di là del discorso erotico, è chiaro che viviamo tutti indossando una maschera, è una condizione che riguarda tutti noi, trasversalmente.
Dalla maschera si arriva poi alla corazza
A.G.: è la mia installazione nella limonaia di La Foce, con le fotografie di Francesca. Sono sculture per le quali mi sono ispirato alla cripta dei cappuccini di Palermo, con la teoria dei resti dei cadaveri esposta nelle gallerie di tufo: vorrei ricreare questa atmosfera nella parete di facciata della limonaia, esponendo la maschera corredata da una corazza (che avrà anche interventi in bronzo) e le ossa. Sono tutte maschere che ricordano l’assassinio: anch’esse un ricordo di UTURN, un’uccisione del passato.
Come vedi la tua opera che si inserisce in un contesto storico così importante, da un punto di vista estetico?
F.L. : Tutti i trittici verranno montati lungo la balza che attraversa in lunghezza lo spazio della limonaia. Un ambiente bellissimo, pur nella sua semplicità architettonica; quanto mi entusiasma esteticamente, anche in rapporto con il nostro lavoro, è il colore di fondo dei muri, con il loro ramato e la nuance ottenuta col passare del tempo. Mi dà una grande emozione.
Cosa ti aspetti di trasmettere a chi vedrà la vostra mostra?
F.L. : per quanto mi riguarda la mia voglia di serenità, il desiderio di vivere giorno per giorno. E’ questo il senso di fondo del mio UTURN: non cambio strada perché mi trovo di fronte ad un muro, ma scelgo di percorrere un altro cammino. Questa mia visione mi fa già sentire di vivere una nuova crescita.

Giovanna che monta una scultura nel giardino di La Foce, filmata dall' operatore del canale "Arte"